La cosa più difficile in fotografia è rimanere semplici.
Anne Geddes

lun

23

feb

2015

Google avverte: “Stampate le vostre foto, è in arrivo un Medioevo digitale”


Prendete in mano un polveroso floppy disk riposto in qualche cassetto (io ce l’ho): le informazioni esistono all’interno di quel supporto che potrebbe apparire un pezzo di museo per i nativi digitali. Dati che però sono illeggibili con i moderni supporti. Andate un po’ oltre. E pensate a quanti oggetti digitali si potrebbero perdere nelle viscere dell’evoluzione tecnologica del prossimo secolo.”  Questa è la preoccupazione che è stata esposta daVint Cerf, vice capo di Google, nonchè uno dei papà di internet. Ma la cosa che lascia davvero senza parole sono le dichiarazioni rilasciate all’ American Association for the Advancement of Science.

«Se non si trova una soluzione, il Ventunesimo secolo sarà un enorme buco nero» parola di Cerf, che ha definito il prossimo futuro «Digital Dark Age». Il consiglio di Cerf è sconcertante: “Se avete una foto alla quale tenete davvero, stampatela”.

E’ vero, siamo sempre affascinanti dal mondo digitale, ma questo ci ha spinto a rendere “virtuale” ogni attimo della nostra vita. Le foto, come ricordi, non esistono più se cono come bit, ma rischiano di essere persi con la continua accelerazione della rivoluzione digitale. Esisteranno sempre i bit, ma, ipotizza Cerf, potrebbero non essere interpretabili con software e hardware che diventano obsoleti. Il numero due di Google parla di “bit putrefatti”. Cerf ha parlato del metodo denominato “digital vellum”. In pratica si salva un oggetto digitale, ma anche ogni elemento utile per riprodurlo.alva un oggetto digitale, ma anche ogni elemento utile per riprodurlo.

La tecnologia digitale rischia di trasformare il ventunesimo secolo in un nuovo Medioevo, un’epoca quasi inaccessibile alla storia. Un allarme paradossale, ancora di più considerandone l’origine: il Dottor Vinton “Vint” Cerf, uno dei "padri di internet", oggi vicepresidente di Google, dove lavora da dieci anni con la carica di “Chief Internet Evangelist” (letteralmente, Evangelista-Capo di Internet). Bene, ora Cerf ci mette in guardia sul “buco nero verso cui, inconsapevolmente, ogni giorno spingiamo i nostri documenti più cari e importanti: testi, fotografie, video che parlano delle nostre vite, ma anche documenti legali, testimonianze, informazioni preziose per chi – nel secolo prossimo o in quelli a venire – cercherà di capire qualcosa di noi e della nostra storia. Ritrovandosi con un pugno di mosche in mano, a meno che il concetto di “preservazione digitale” non entri alla svelta nei nostri cervelli.

La questione, ha spiegato Cerf nel corso del meeting annuale della American Association for the Advancement of Science, è presto detta: via via che i sistemi operativi e i software vengono aggiornati, i documenti e le immagini salvate con le vecchie tecnologie diventano sempre più inaccessibili. Nei secoli che verranno, gli storici che si troveranno a guardare indietro alla nostra era potrebbero trovarsi davanti a un “deserto digitale” paragonabile al Medioevo, un’epoca di cui sappiamo relativamente poco a causa della scarsità di documenti scritti.

“Pensando a 1000, 3000 anni nel futuro, dobbiamo domandarci: come preserviamo tutti i bit di cui avremo bisogno per interpretare correttamente gli oggetti che abbiamo creato? Senza neanche rendercene conto, stiamo gettando tutti i nostri dati in quello che rischia di diventare un buco nero dell’informazione”, ragiona il numero due di Google. “Nei secoli a venire chi si farà delle domande su di noi incontrerà delle enormi difficoltà, dal momento in cui la maggior parte di ciò che ci lasceremo dietro potrebbe essere solo bit non interpretabili”.

Il problema – fa notare britannico The Guardian – è già qui. Negli anni Ottanta, era routine salvare i documenti sui floppy disk, caricare il videogioco “Jet Set Willy” da una cassetta al Sinclair ZX Spectrum, uccidere alieni con un joystick Quickfire II, e avere delle cartucce Atari Games in soffitta. Oggi, anche se i dischetti e le cassette sono in buone condizioni, in molti casi l’equipaggiamento necessario per utilizzarli si trova principalmente solo nei musei.

Detto in altri termini, il digitale ci ha sedotto con l’idea che il bit sia immortale, motivo per cui quando abbiamo qualcosa a cui davvero teniamo, corriamo subito a digitalizzarlo: foto, vecchi filmini di famiglia, lettere d’amore, documenti notarili, eccetera. Peccato, però, che anche i bit possano “marcire” e “putrefarsi” (Cerf parla espressamente di “putrefazione dei bit”) se leggerli diventa tecnicamente impossibile.

L’ Evangelista-Capo di Internet arriva a dare un consiglio a tutti noi, ignare potenziali vittime del “marciume digitale”: se c’è una foto che per noi rappresenta un tesoro, stampiamola; non affidiamoci soltanto alla memorizzazione digitale. “Nel nostro zelo, presi dall’entusiasmo per la digitalizzazione, convertiamo in digitale le nostre fotografie pensando che così le faremo durare più a lungo, ma in realtà potrebbe venir fuori che ci sbagliavamo”, ha detto Cerf. “Il mio consiglio è: se ci sono foto a cui davvero tenete, createne delle copie fisiche. Stampatele”.

Per rendere ancora più chiaro il suo discorso, Cerf porta l’esempio di un libro scritto dalla storica premio Pulitzer Doris Kearns Goodwin sul presidente americano Abraham Lincoln (“Team Of Rivals: The Political Genius Of Abraham Lincoln”). Per scriverlo, Kearns ha consultato intere librerie contenenti copie della corrispondenza scritta tra Lincoln e le persone che lo circondavano.

“Immaginiamo che ci sia una Doris Kearns Goodwin del ventiduesimo secolo, che voglia scrivere un libro sull’inizio del ventunesimo secolo cercando di avvalersi delle conversazioni di quel tempo. Scoprirebbe che enormi quantità di contenuti digitali sono o evaporati, perché nessuno li ha salvati, o a disposizione ma non interpretabili, perché creati con software vecchi di cento anni”.

Secondo il guru di Google, l’unica via d’uscita è iniziare a pensare sul serio al problema della preservazione del digitale. Una soluzione possibile è ciò che ha definito “pergamena o manoscritto digitale”, un concetto su cui stanno lavorando gli ingegneri della Carnegie Mellon University di Pittsburgh. In sostanza si tratta di fare delle “istantanee digitali” (“snapshot”) – nel momento in cui un oggetto viene salvato – di tutti i processi che in futuro saranno necessari per riprodurlo, incluso il software e il sistema operativo. L’istantanea potrebbe poi essere utilizzata per visualizzare la foto, il testo o il gioco in un computer “moderno”, anche a distanza di secoli.

Certo, si potrebbe ribattere che, a livello di collettività, i documenti più importanti saranno comunque copiati e adattati per i nuovi media, e che quindi non dovremmo farci carico della preoccupazione storica. Ma Cerf ha una risposta anche per questo, prendendo in prestito una delle convinzioni più profonde degli storici: a distanza di secoli, anche documenti apparentemente irrilevanti possono rivelarsi importantissimi per la comprensione di un’epoca, con la sua sensibilità e il suo punto di vista. E di noi – oggi tanto preoccupati del diritto all’oblio - cosa resterà?


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mer

20

nov

2013

Lucca, è Photolux Festival Fotografie da tutto il mondo

Dal 23 novembre tre settimane con ospiti prestigiosi. I palazzi storici accolgono mostre, workshop e dibattiti

Photolux è il Festival internazionale di fotografia aLucca. Prende nome dalla luce, che in quanto essenza stessa della fotografia, è il simbolo di questo progetto organizzato dall’Associazione Culturale Photolux con la direzione artistica di Enrico Stefanelli.
Lucca con il suo centro storico è la scenografia perfetta per accogliere un evento che già oggi si preannuncia importante per le proposte che metterà in programma.Per tre settimane tra novembre e dicembre i palazzi storici della città accoglieranno mostre, workshop e dibattiti.

L’'edizione 2013 del Photolux Festival sarà l’'edizione della città. Nato dalla volontà di rendere omaggio a Gabriele Basilico, recentemente scomparso, le cui visioni rigorose del paesaggio e dell'architettura urbani hanno fatto scuola, il tema, Urbis, è incentrato proprio sulle visioni urbane dei grandi fotografi. Città è un concetto ampio che in sé racchiude non solo la diversità e la complessità proprie di ogni singola città, ma anche quelle delle diverse città nel mondo, dalla piccola cittadina di provincia alla grande metropoli. Oggi rappresenta soprattutto lo spazio che più densamente e numerosamente abitiamo: la popolazione mondiale è ormai quasi in prevalenza una popolazione di cittadini. Proprio per questo è un luogo plurale, vario, stratificato, articolato su vari livelli che si intrecciano: storico, architettonico, sociale e umano.
Joel Meyerowitz

Le mostre del Photolux Festival 2013:

“The Places We Live”. Un complesso e ampio progetto del giovane fotografo Jonas Bendiksen dell’agenzia Magnum che vuole presentare le condizioni di vita nei quartieri poveri in diverse città del mondo mostrandoci così anche gli aspetti più duri dell’inurbamento e del conseguente sviluppo degli spazi urbani che in certi casi significa il crescere smisurato e scomposto delle favelas e delle baraccopoli. Presso Real Collegio.

“Nightscapes”. 
Questa retrospettiva si propone di mostrare come si è evoluto il modo con cui l’autore Luca Campigotto guarda alla città, dai primi scatti in bianco e nero di Venetia Obscura fino al suo ultimo lavoro, a colori, Gotham City. Presso Palazzo Ducale.

“Sitting on the Wall: Haikou”. Il progetto fotografico è stato realizzato nella città di Haikou, dove Weng Fen vive, e affronta il tema del processo di modernizzazione e di urbanizzazione cominciato negli anni Ottanta in Cina. Le giovani ragazze ritratte di spalle guardano a questo futuro che sta trasformando radicalmente non solo il paesaggio, ma anche i suoi abitanti, e sembrano sospese in attesa di capire che cosa diventerà la Cina di domani. Presso Palazzo Guinigi. 

“Parigi”. La mostra è un’anteprima dell’ultimo lavoro realizzato da Maurizio Galimbertie dedicato alla città di Parigi. Come sempre nella forma della pellicola istantanea, saranno presentati una selezione degli scatti più significativi realizzati e riportati nelle diverse modalità tecniche che l’artista predilige: i mosaici, le polaroid singole, i ready-made e le impossible. Presso Palazzo della Fondazione Banca del Monte di Lucca.

“La Città Invisibile”. Irene Kung ha realizzato questi scatti in diverse città del mondo: sono tutte realtà metropolitane che l’autrice ha osservato e trasformato, rendendole luoghi avulsi non solo dal tessuto urbano che li circonda, ma anche dal tempo. I monumenti immortalati dalla fotografa, pur essendo riconoscibili, sembrano così immersi in un’atmosfera indefinita e sospesa. Presso Palazzo Guinigi.

“Taking My Time”. Grazie alla collaborazione tra il Photolux Festival e Cortona On The Move – Fotografia in Viaggio, a Lucca sarà esposta una parte, quella incentrata sulle sue visioni urbane, della retrospettiva dedicata a Joel Meyerowitz. Presso Real Collegio.

“Reconstruction.” 
La mostra di Boris Mikahilov sarà composta dalle foto di due serie diverse ‘At Dusk’ e ‘Promzona’ realizzate a quasi 20 anni di distanza l’una dall’altra. Nonostante il gap temporale, i due progetti sono accomunati dal tema che affrontano, ovvero l’importanza del passato nel costruire l’immagine di oggi. Presso Villa Bottini.

“Meadowlands”. Il titolo del progetto fa riferimento a una regione nel New Jersey, a nord ovest di New York, vicino al fiume Hackensack. Secondo l'autore, Gergely Szatmári questo territorio, che pure possiede una sua propria bellezza, simboleggia la decadenza della moderna era industriale e i suoi abitanti e il loro stile di vita ci aiutano a capire meglio che cosa sia l'America oggi. Presso Palazzo Guinigi.

“New York Sleeps”. Tutti conoscono New York come “la città che non dorme mai”, maChristopher Thomas con le sue fotografie ha cercato di superare il rumore che costantemente la sovrasta per cogliere l’essenza della sua struttura. Le immagini ci raccontano di una New York silenziosa e soprattutto deserta. Presso Palazzo della Fondazione Banca del Monte di Lucca.

“SYL – Support Your Locals”. Il progetto è stato realizzato da Lorenzo Tricoli in collaborazione con micamera ed è dedicato al quartiere Isola di Milano, soggetto negli ultimi anni a un intenso processo di gentrificazione che ne ha trasformato il tessuto urbano e sociale. Presso Real Collegio.

Roberto Del Carlo Photolux Contest 2013
“| Place | Planner | Project |”.
 Grazie a questo progetto dedicato ad un’esplorazione degli spazi vitali in Israele e Palestina, Sara Munari è stata selezionata come vincitrice della sezione OPEN del Roberto Del Carlo Photolux Contest. Presso Palazzo Ducale.

Roberto Del Carlo Photolux Contest 2013
“PhotoVogue”.
 Saranno esposti in questa mostra collettiva tutti i fotografi selezionati nella sezione omonima del contest, tra gli oltre 66.000 iscritti a PhotoVogue, la piattaforma di Vogue.it dedicata alla fotografia, i cui lavori hanno affrontato con originalità il tema Urbis. Presso Palazzo Ducale.

“City Coasts”. Nelle comunità umane fotografate da Massimo Vitali ci sono tipi specifici di consuetudini sociali da osservare in alcune delle loro configurazioni caratteristiche. Gli istinti che Vitali vede nei suoi soggetti potrebbero essere la nostra più grande risorsa e capacità di recupero; potrebbero anche però essere la vera ragione della mancanza e della perdita di oggi.  Perché uniformarsi al mondo significa anche permettere al mondo di uniformarci. Presso Palazzo Ducale.

“World Press Photo 2013”. La mostra itinerante del World Press Photo presenta le fotografie vincitrici dell’ultima edizione del concorso dedicato al fotogiornalismo. Presso Chiesa dei Servi.

“Lucca: Città delle Mura”. La mostra realizzata dall’'Archivio Fotografico Lucchesevuole celebrare il Cinquecentenario del monumento simbolo della città con le foto di cinque autori toscani appartenenti ad epoche diverse.  Presso Villa Bottini.

“Corviale”. Andrea Boccalini per Leica Camera Italia.
 Attraverso il suo reportage che documenta la realtà del Corviale, un villaggio-grattacielo sito a Roma, Andrea Boccalini vuole mostrarci come al degrado urbanistico, politico e istituzionale non corrisponde necessariamente anche degrado umano. Presso Real Collegio.

“The Towers – Lucca Hubris”. Per il regista inglese Peter Greenaway, le circa 130 torri che svettavano su Lucca nel Duecento sono l’occasione per indagare attraverso questa video installazione la hubris – la tracotanza – simboleggiata da questi edifici, vere e proprie dimostrazioni di potere che però, nel tempo, sono state inesorabilmente cancellate, abbattute, distrutte. Presso San Franceschetto.


Tutte le informazioni sul Festival su www.photoluxfestival.it

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mar

22

ott

2013

Concorso fotografico ACI PISTOIA

Come interpretare il tema di quest'anno?

Cosa significa "paesaggio e identità"?

"Tra il reale e l'immaginario"?

Raccogliendo le osservazioni di diversi aspiranti partecipanti, teniamo a precisare che la ricerca di un paesaggio che abbia identità non è altro che una foto che sia originale, che racconti un luogo in maniera da identificarlo in pieno... un particolare, una geometria, un colore, un costume, un oggetto, etc... raccontati in maniera tale da rendere quel paesaggio non banale. 

Tra il "reale e l'immaginario" è una indicazione, quasi un suggerimento: una foto che può essere sia reale, topografica di un luogo ma anche una foto che racconti un paesaggio mediato dall'emozione di un momento, di una luce, di una stagione...

Di sicuro il tema non è semplice ma se fosse stato semplice non sarebbe potuto essere il tema di un concorso fotografico.

Ogni fotografo ha in archivio almeno una foto coerente con il tema del concorso...

un particolare, un colore, una forma, una geometria che identifichi un luogo... o perché no, una prospettiva che schiacci o dilati gli spazi ingannando l'occhio... una luce particolare, la pioggia o la neve su uno scorcio che di solito fotografato in pieno sole... un silenzioso notturno vegliato dalla luna o il vecchio casolare senza tempo, restato uguale mentre tutto è cambiato... Forza! Lo sappiamo che i vostri archivi sono pieni di belle foto!!!

E in più: iscrizione gratuita e premi ricchissimi.

 

AVVISO IMPORTANTE

Per andare incontro a quante più persone possibili,
la data di presentazione delle opere è stata POSTICIPATA a lunedì 4 novembre ore 19,30.

Tutti gli altri termini restano invariati.

Per qualsiasi chiarimento restiamo a disposizione.

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mar

01

ott

2013

Kodak No. 1: spettacolari scatti di 125 anni fa

Quando è nata la fotografia “per tutti”? Probabilmente quando Eastman Kodak svelò la spettacolare macchina Kodak No. 1, che è passata alla storia per lo slogan “Tu premi il pulsante, noi facciamo il resto” ossia per la moderna concezione di automatismo che avrebbe poi fatto la fortuna di questo sensore. Nel 1888 la No. 1 rivoluzionò la fotografia all’insegna della semplicità con la sua struttura a parallelepipedo di legno con copertura in cuoio. Al proprio interno, tutto il necessaire per 100 scatti: si girava la chiave per muovere la pellicola, si tirava la corda per l’otturatore e si premeva il pulsante. Una volta terminate le 100 esposizioni si doveva riconsegnare la macchina a Kodak per la stampa delle foto circolari da 2.5 pollici di diametro e per la ricarica. Se la No. 1 aveva un prezzo di 25 dollari (paragonabili a circa 450 euro attuali), la ricarica e stampa costava 10 dollari (circa 180 euro). Qui una raccolta di foto rese pubbliche dal National Media Museum.

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gio

19

set

2013

La lente liquida che rivoluziona la fotografia

 Unendo le caratteristiche visive di un insetto e la capacità di mettere a fuoco dell'occhio umano è stata creata la microlente perfetta.

 

 

Quello che ha realizzato il professor Yi Zhao, dell’università dell’Ohio, è un esperimento davvero particolare che potrebbe cambiare il mondo della fotografia su smartphone. Il ricercatore, docente di ingegneria biomedica e oftalmologia, ha realizzato infatti una microlente da 5 mm di diametro che unisce le capacità di visione grandangolare di un insetto con le possibilità di messa a fuoco e di gestione della profondità di campo di un essere umano. La lente, composta da tante piccole microlenti, è composta da una parte solida sotto la quale un polimero liquido si contrae e si espande per gestire la sua posizione e quindi il fuoco.

 

 

 

Yi Zhao ha spiegato perché ha realizzato una lente simile: gli insetti hanno un occhio composto da tanti piccoli elementi che gli assicurano una visione grandangolare, ma privi di messa a fuoco. L’uomo al contrario ha un occhio che lavora in modo diverso, gestisce fuoco e profondità di campo. La lente realizzata unisce le due situazioni, e tutto in soli 5 mm di diametro.

 

Il risultato di questa ricerca potrà essere applicato a strumenti medici, microscopi e anche smartphone, dove la possibilità di gestire fuoco e profondità di campo senza avere elementi mobili è davvero interessante. Allo stesso modo, in campo medico, con un obiettivo simile un chirurgo guadagna una vista grandangolare perfetta durante una delicata operazione chirurgica mantenendo però la sensazione di distanza degli oggetti tipica dell’occhio umano.

 

 tratto da http://www.dday.it/redazione/10631/La-lente-liquida-che-rivoluzioner-la-fotografia-sugli-smartphone.html

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